Mille di questi libri
Milano. L’arte di fabbricare libri d’arte Paola Gribaudo l’ha imparata giovanissima, nel 1981. Siccome ama le sfide difficili, non dovette spaventarsi quando le venne affidata, come primo incarico, l’impaginazione di 629 opere, da Renoir a Picasso, per un volume commissionato dal Musée du Petit Palais di Ginevra. Esame superato, sotto gli occhi di un maestro severo, un artista che da sempre intreccia la sua attività con l’editoria, e che nella sua arte evoca a più riprese il fascino della matrice e della stampa: suo padre Ezio Gribaudo, ovvero l’uomo che realizzò, per i Fratelli Fabbri, le prime monografie d’artista e che riuscì a coinvolgere nel mondo dei cataloghi d’arte un bravo stampatore, Pozzo, noto soprattutto per gli orari ferroviari.
L’imprinting di Paola Gribaudo, cui Barbara Tutino, scrittrice e artista, dedica una biografia, è completato da viaggi al seguito del padre frequentatore di Peggy Guggenheim, Francis Bacon, Henry Moore, Lucio Fontana e Giorgio de Chirico. I viaggi e l’internazionalità, oltre a un «saper fare» tipico di chi ha vissuto in prima persona sia l’epoca dell’editoria tradizionale sia l’irruzione delle tecnologie digitali, resteranno una delle caratteristiche dell’attività della Gribaudo, tra Russia, Giappone, Stati Uniti e Francia. Ben presto, scrive Barbara Tutino, «autorevoli gallerie del mondo le chiedono di stampare i cataloghi delle loro mostre, i maggiori artisti vogliono realizzare con lei le loro monografie». Nasce anche una collana tutta sua, «disegnodiverso», ovvero «librini», come li definisce lei, in cui, in 64 pagine, viene data carta bianca a diversi artisti, che le animano con disegni, pitture o collage.
Nessun testo critico; soltanto, al fondo, una paginetta scritta da un amico/a dell’autore. Per Sylvia Martins, ad esempio, scrive l’attore Richard Gere. Paola Gribaudo ha attraversato i vorticosi mutamenti verificatisi nell’ultimo trentennio dall’arte contemporanea, adattandosi alla sempre maggiore richiesta di nomadismo culturale e geografico imposto da un mercato editoriale difficilissimo. Di recente ha ottenuto il titolo di Accademico d’onore dall’Accademia Albertina di Torino, di cui il padre Ezio è stato presidente.
Nel mondo anche lei ha una sorta di ombelico, e non poteva essere che Parigi, unica vera patria, in Europa, per un artista, come scrisse Nietzsche. E la città madre della avanguardie ha ricambiato: al Palais Royal, nel 2011, è stata nominata Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres de la République Française. L’amore per il libro, per il mestiere che sottende la sua «architettura», per «l’odore della tipografia» (lo ricorda nella prefazione Eugenio Alberti Schatz), traspira da questa settantina di pagine: poche per raccontare mille libri.
q F.F.